Il «no» dell'Alcoa: stop agli impianti

Pubblicato il da sandro

Scatta la cassa integrazione, la Regione lascia il tavolo di Roma

 

Impianti fermi dal 6 febbraio e operai subito in cassa integrazione. L'Alcoa mostra i denti, la Regione lascia il tavolo, i sindacati organizzano un presidio al ministero.

Finisce male il vertice romano che avrebbe dovuto far chiarezza sul futuro dell'alluminio in Sardegna.

L'azienda americana non cambia posizione neanche davanti al decreto del Governo che abbatte i costi dell'energia e annuncia il proprio piano di fermata: gli interventi «non sono sufficienti - spiega una nota di Pittsburgh - a evitare la necessità di una fermata temporanea dei nostri impianti di alluminio di Fusina e Portovesme, sino a che non vi sia una soluzione approvata dalla Commissione Europea».


LA REGIONE PROTESTA

L'aria non è delle migliori già all'apertura del tavolo convocato al ministero dello Sviluppo economico.

La linea dell'Alcoa è chiarissima: non si fida delle garanzie del Governo sui costi dell'energia e soprattutto teme nuovi interventi di Bruxelles dopo la stangata da 280 milioni di euro, già incassata per la violazione delle regole della concorrenza.

I tecnici di via Veneto tentano una nuova mediazione, ma l'azienda di Pittsburgh non cambia idea e annuncia la fermata degli impianti, con il via immediato alla cassa integrazione.

La reazione della Regione è rabbiosa, i rappresentanti della Giunta lasciano la riunione: «A questo punto non siamo più disposti a partecipare a tavoli di confronto», tuona Ugo Cappellacci.

«L'azienda non vuole cambiare idea, neanche davanti a condizioni irripetibili che sono state create dal Governo.

Basta con l'ambiguità e l'incertezza, Alcoa deve dire una volta per tutte cosa ha intenzione di fare».

Sulla stessa linea l'assessore alla Programmazione Giorgio La Spisa: «Siamo di fronte a un gruppo finanziario che ha badato solo a difendere i propri interessi». Di più:

«L'impressione è che Alcoa stia avvelenando i pozzi per impedire qualunque prospettiva futura per la produzione di alluminio in Italia».


VERTICE A PALAZZO CHIGI

La notizia agita le delegazione di sindaci e sindacalisti, impegnati in un sit-in sotto il palazzo di via Veneto.

Qualcuno entra al ministero e minaccia: non ce ne andiamo, se non viene convocato un vertice politico a Palazzo Chigi .

Dopo qualche minuto arriva la chiamata: il 5 febbraio verrà aperto un tavolo alla presidenza del Consiglio.

I sindacati però vorrebbero un'altra data:

«Il 5 è troppo tardi. Il vertice dev'essere anticipato. E poi quel venerdì c'è lo sciopero generale in Sardegna».

Così resta il presidio della sala all'ingresso del ministero: «Vogliamo la garanzia» spiega Giovanni Matta (Cisl), «che gli impianti restino in funzione almeno sino alla riunione di Palazzo Chigi».


LE CRITICHE DEL MINISTERO

Il sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico Stefano Saglia parla di «comportamento inaccettabile»

di Alcoa, soprattutto perché le condizioni che aveva posto sono state accolte».

Tuttavia, «il Governo auspica che nei prossimi giorni si creino i presupposti per un punto di convergenza».

Nel caso poi di nuove «decisioni unilaterali da parte dell'azienda, il ministero si impegna ad anticipare l'incontro».


I SINDACATI

Duro il segretario regionale della Cgil Enzo Costa: «Alcoa ha dimostrato di non avere alcuna volontà di proseguire» la propria attività:

«È una decisione assurda, da contrastare in tutti i modi».

Il leader sindacale chiede «che venga garantita la continuità delle produzioni, almeno sino all'incontro di Palazzo Chigi».

Costa ritiene che «il Governo debba portare avanti la trattativa con la multinazionale».

Il segretario nazionale della Uilm Mario Ghini considera l'atteggiamento di Alcoa «un fatto grave e inaccettabile».


REAZIONI

Interviene anche il segretario del Pd Silvio Lai:

«È evidente che stia prevalendo la volontà dell'azienda di lasciare l'Italia e il Sulcis».

Per questo, serve l'intervento di Palazzo Chigi: «Hanno ragione i sindacati e le comunità locali.

Il presidente del Consiglio in campagna elettorale ha detto di voler rappresentare la Sardegna nel suo Consiglio dei ministri:

dimostri almeno questa volta responsabilità e impegno».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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