Fumata grigia per la Rockwool

Pubblicato il da sandro

Vertice a Roma senza grandi risultati. Due offerte d'acquisto, la trattativa prosegue alla Regione


La società chiede di portare via i macchinari

 

 

A Sa Stoia non si produrrà più la lana di roccia e la Rockwool, dopo aver chiuso è sempre intenzionata a smantellare anche i macchinari. Non lo farà ancora perché si opporranno i lavoratori.

L'annuncio a Roma dove ieri si è svolto un vertice al ministero. A vrebbero voluto cominciare a smantellare lo stabilimento di Sa Stoia già da oggi, ma il rifiuto di sindacati e lavoratori è stato fermo:

«Prima che la Rockwool porti via da Iglesias anche una sola macchina, vogliamo garanzie sul nostro futuro».

Garanzie che ancora tardano ad arrivare, nonostante il 29 giugno prossimo scada la cassa integrazione per i 60 operai. Il bilancio del vertice di ieri al ministero dello Sviluppo economico, è sostanzialmente tutto qui.

La multinazionale vuole accelerare i tempi del suo definitivo abbandono, e ribadisce la propria contrarietà all'insediamento a Iglesias di un potenziale concorrente;

il Ministero nicchia sulle questioni poste dai sindacati in merito alla strategicità per il Paese della produzione di lana di roccia, lasciando intendere che, se un colosso come la Rockwool decide di lasciarsi terra bruciata alle spalle, c'è ben poco che si possa fare.


IL DIKTAT

È la legge del libero mercato: se una corazzata di prima grandezza intende scoraggiare (con i legittimi mezzi del mercato stesso) i potenziali concorrenti dall'avventurarsi nella produzione di lana di roccia, è libera di farlo.

Parimenti l'aspirante piccolo produttore è “libero” di rinunciare a fabbricare un bene che non avrebbe speranze di vendere, data la guerra di prezzi che gli verrebbe fatta nel suo mercato nazionale di riferimento.

In tutto questo, lo Stato è meglio che non intervenga, per non turbare la libertà degli attori economici in questione.

Il Governo ha così deciso di rivalutare i progetti presentati negli scorsi mesi dagli imprenditori che avevano manifestato interesse all'acquisto della fabbrica di Sa Stoia.


LE OFFERTE

Da un lato la Gres 2000, che sembra aver fornito nuove garanzie economiche e potrebbe così rientrare in causa dopo la clamorosa uscita di scena di tre settimane fa.

Dall'altro la cooperativa iglesiente San Lorenzo, che ha da tempo presentato un progetto di riconversione produttiva dello stabilimento, sul quale però la discussione si era bloccata con l'ingresso nelle trattative della Gres 2000. Ovviamente, nessuno dei due gruppi potrà produrre lana di roccia, il che fa storcere il naso a lavoratori e sindacati, che chiedono, oltre al mantenimento degli attuali livelli occupativi, anche quello del contratto nazionale (Chimici della piccola e media impresa) in essere per gli ex lavoratori della Rockwool.


LA REGIONE

Questioni spinose e ancora totalmente aperte, che, dopo il sostanziale nulla di fatto di ieri, passeranno entro i prossimi 10 giorni sul tavolo della Regione. L'assessore all'Industria Angioni ha infatti annunciato un'imminente convocazione della Rockwool a Cagliari, per vagliare tutte le ipotesi in campo e trovare in tempi brevi una soluzione.

«Siamo fortemente preoccupati - ha dichiarato Francesco Carta, della Filctem-Cgil

- per il protrarsi della situazione di stallo nella vertenza Rockwool. In ballo c'è la vita di oltre 100 persone, che fra poco più di un mese potrebbero finire sulla strada senza alcuna prospettiva.

Visto che non tutti sembrano dare la giusta importanza alla cosa, non escludiamo di intensificare le nostre azioni di lotta».

Per Nino D'Orso (Cisl), «occorre vigilare perché il confronto in Regione proceda spedito, e si tenga conto di tutte le richieste dei sindacati».


PAOLO MOCCI

Con tag articolo stampa

Per essere informato degli ultimi articoli, iscriviti:
Commenta il post