Regione sotto assedio per sette ore

Pubblicato il da sandro

Impedito l'ingresso al lavoro, 5 operai minacciano il suicidio

Giovedì 05 agosto 2010
Naufragato il tentativo di occupare gli uffici, i manifestanti hanno chiuso gli ingressi di viale Trento.
Prima il blitz improvviso col tentativo di occupare il palazzo della Regione in viale Trento, poi l'assedio degli uffici coi dipendenti costretti a restare fuori.
Mentre al Ministero dello Sviluppo economico a Roma si discuteva del futuro della vertenza dell'Euroallumina, a Cagliari la disperazione degli operai di Portoscuso è salita sul cornicione di un palazzo: cinque cassintegrati hanno minacciato di lanciarsi nel vuoto. Solo quando, poco dopo le 14.30, è stato letto al megafono il testo dell'accordo, i manifestanti hanno deciso di scendere.

LA RABBIA
Ore di tensione, angoscia e proteste, quelle vissute ieri mattina fuori dal palazzo di viale Trento. La protesta è scattata alle 7, dopo un'assemblea in fabbrica. Circa 300 lavoratori dell'Euroallumina (ma con loro c'erano anche alcuni dell'Alcoa, della Sms ex Ila e della Portovesme srl) hanno bloccato tutti gli ingressi del palazzo della Regione. Non solo quello principale che si affaccia su viale Trento, ma anche la porta secondaria e quella posteriore, lasciando fuori un centinaio di funzionari e impiegati che non sono potuti entrare. Come qualche giorno fa, quando i manifestanti hanno bloccato l'accesso all'aeroporto di Cagliari, la protesta è montata all'improvviso con un fitto lancio di uova.

TENSIONE
Da una parte i manifestanti, dall'altra una cinquantina di agenti del reparto mobile, carabinieri del battaglione, finanzieri e gli uomini della Digos della Questura. Tensione quando qualche operaio ha cercato di forzare il blocco, venendo immediatamente respinto all'indietro.Dietro lo striscione Sulcis iglesiente unito nella lotta gli operai dell'intera filiera dell'alluminio hanno tenuto isolato il palazzo della Regione per oltre sette ore, scandendo la protesta con slogan, fischietti, petardi e le trombe da stadio. «Quest'incontro», ha detto Giorgio Biggio, operaio dell'Euroallumina riferendosi al tavolo romano al Ministero, «per noi è l'ultima spiaggia. Serve l'accordo con l'Enel per l'arrivo del vapore che potrà far ripartire gli impianti».Tante emergenze, tante aziende in ginocchio. «C'è tutta una filiera bloccata», ha rimarcato Bruno Usai, della Fiom Cgil di Alcoa, «sta morendo il polo industriale di Portovesme. Una a una ci chiudono le fabbriche: vogliamo che il comparto dell'alluminio riprenda a vivere».

LA MINACCIA
Poco dopo mezzogiorno c'è stato il momento più difficile, quando cinque operai - approfittando di un cantiere in un palazzo vicino a quello della Regione - sono saliti sul tetto e hanno minacciato di buttarsi dal sesto piano se non fossero arrivate risposte positive da Roma. A cavalcioni sul cornicione, con bandiere di Cgil e Uil, gli operai hanno urlato la loro disperazione. E mentre tutti restavano con lo sguardo all'insù, preoccupati per quanto accadeva sul tetto, i cassintegrati hanno deciso di bloccare viale Trento.

IL CAOS
La scintilla che ha fatto esplodere la rabbia degli operai è stato il passaggio di un autobus. I manifestanti si sono lanciati all'improvviso contro il mezzo, non venendo travolti solo grazie alla prontezza di riflessi del conducente. Ottima la gestione dell'emergenza da parte dei funzionari della Questura: per due volte, quando la situazione pareva precipitare, hanno bloccato l'intervento dei reparti antisommossa, preferendo deviare il traffico.
La mattinata di passione, con notizie altalenanti che arrivavano da Roma, si è chiusa solo alle 14.30, quando al megafono è stato letto, collegandolo ad un telefonino, il testo dell'accordo siglato al Ministero dello Sviluppo economico. Ma non c'era gioia nei visi dei manifestanti: l'accordo necessiterà di tempi lunghi, almeno 36 mesi, per allestire la caldaia che dovrà produrre il vapore.

FRANCESCO PINNA

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