Otefal Sail, fallimento bloccato

La società chiamata in causa per i debiti legati alla gestione dello stabilimento della Ila

 Il Tribunale di Cagliari ha accolto la richiesta di concordato preventivo per la Otefal Sail, la società che per un certo periodo aveva gestito lo stabilimento di laminati di alluminio della ex Ila.

Il Tribunale di Cagliari ha sospeso il fallimento della Otefal Sail, la società che per un anno ha gestito la Ila di Portovesme.

Il legale della società bergamasca, l'avvocato cagliaritano Stefano Demuro, ha depositato tre giorni fa una richiesta di concordato preventivo, ieri il Tribunale ha accolto l'istanza sospendendo il fallimento di Otefal Sail.

Da adesso in poi, con l'aiuto dei giudici, la Otefal Sail e i suoi creditori dovranno trovare un accordo per il pagamento dei debiti, tramite piani di rientro o dilazione dei pagamenti.

Insomma tutti quegli strumenti ed accorgimenti che possono evitare il fallimento, venendo incontro alle richieste dei creditori.

A bussare alle casse della società lombarda è il fallimento Ila, che chiede conto dei canoni non pagati per l'affitto della fabbrica di laminati di Portovesme.

I CANONI ARRETRATI

A quanto pare la Otefal Sail non avrebbe versato i canoni, vantando però a sua volta alcuni crediti derivanti da investimenti eseguiti all'interno della fabbrica.

Questioni che i giudici dovranno affrontare nell'ambito del concordato preventivo che, a questo punto, sospende la procedura fallimentare richiesta per Otefal Sail. I canoni non versati però non sarebbero gli unici debiti della Otefal Sail a Portovesme e dintorni. Infatti anche i lavoratori, attraverso le organizzazioni sindacali, hanno promosso delle azioni legali per recuperare stipendi, contributi non versati, fondo Cometa, Tfr.

FABBRICA IN AFFITTO

La Otefal Sail era sbarcata nel polo industriale di Portovesme a fine 2007, prendendo in affitto la fabbrica Ila, inciampata nel fallimento.

L'arrivo della società bergamasca, che parlava di rilancio e investimenti, era stato accolto positivamente dai lavoratori e dai sindacati.

Per qualche mese tutto era proceduto senza intoppi, anzi il patron della Otefal si era distinto per il rapporto stretto, quasi familiare, che aveva instaurato con i dipendenti.

Poi erano cominciati i problemi, la produzione aveva rallentato, fino alla fermata degli impianti:

ad agosto 2008 i forni erano stati spenti per la consueta fermata estiva, da allora non sono mai più stati riavviati.

I 189 dipendenti sono in cassa integrazione e la fabbrica, un tempo unico esempio riuscito di seconde lavorazioni a Portovesme, è ferma, improduttiva. Nel frattempo gli impianti subiscono il logorìo del tempo e delle mancate manutenzioni.

Più o meno un anno fa la Otefal Sail era entrata in liquidazione.

Ora il concordato preventivo sospende il fallimento e si tenterà di trovare un accordo per il pagamento dei creditori.

IL CONCORDATO

Le vicissitudini della Otefal Sail, comunque, non avranno effetti diretti sul fallimento Ila e non pregiudicano in nessun modo il destino dello stabilimento, né la possibilità che la fabbrica possa essere venduta ad altri imprenditori.

Si tratta, quindi, di due procedure assolutamente separate.

Resta per i lavoratori della Ila tutta la drammaticità di una situazione economica incerta: da due anni vivono con l'assegno Inps, e presto potrebbe non esserci più neanche quello, visto che gli ammortizzatori sociali sono in scadenza.

Il 4 giugno, durante l'incontro con il Comitato regionale per le emergenze economiche e sociali si dovrà sapere qualcosa in più della società interessata alla Ila, se ci sono delle trattative in corso e a che punto sono.

ANTONELLA PANI