Ma questa non è una vertenza minore

Pubblicato il da sandro cherenti

       Di Marco Noce
La loro sfortuna? Essere in pochi (appena 166) e avere un'età media avanzata (la maggior parte ha superato i 50 anni e spera di arrivare, in un modo o nell'altro, al traguardo della pensione: ma i trentenni?). In più hanno ricevuto una sberla mica da poco: sessanta fra loro sono sotto inchiesta per interruzione di pubblico servizio (tre mesi fa, per protesta, occuparono i binari della stazione ferroviaria di Villamassargia). Aggiungiamoci la consapevolezza che a Capodanno, salvo svolte clamorose, partiranno le lettere di licenziamento, e che il momento storico è dei meno promettenti per chi dovesse rimettersi a cercare un impiego, e avremo un quadro della condizione psicologica in cui può trovarsi, oggi, un operaio della Ila.
Manifestare, in queste condizioni, non è semplice: è un lavoraccio mobilitare un numero sufficiente di colleghi, smuoverli dalla rassegnazione e dall'inerzia, convincerli a spostarsi in massa a Cagliari, motivarli quando la trattativa si fa dura e non resta altro da fare che occupare un ufficio, accamparsi, bloccare il traffico: lottare per il salvataggio di un'azienda i cui vecchi amministratori sono sotto inchiesta per concorso in bancarotta, falso, truffa aggravata e false comunicazioni sociali e i cui dipendenti sono a un passo dall'uscita senza se e senza ma dal mondo del lavoro.
Gli operai della Ila, insomma, non hanno la forza dirompente dei colleghi dell'Alcoa o dell'Eurallumina, numerosi, determinati e visibili nelle loro proteste. La loro, nello spietato mercato mediatico, rischia di restare, ingiustamente, una vertenza minore.

 

 

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