eurallumina: scelta ambientale per i fanghi

Pubblicato il da sandro

In alternativa al bacino torna il progetto
per inertizzare gli scarti


 Sarà la conferenza provinciale dei sindaci convocata stamane nella sede della Provincia (Iglesias, in via Fertilia) a dare un’indicazione che permetta di uscire dall’impasse sul bacino dei fanghi rossi, quindi riaprire lo spiraglio della ripresa produttiva dell’Eurallumina escludendo l’impatto inquinante finora realizzato.

Nessuno ha voluto sbilanciarsi, ma l’ipotesi sulla quale stamane dovrebbero orientarsi le attenzioni dei sindaci e della Provincia che convoca l’incontro,

È quella del progetto proposto dalla giunta Soru per la inertizzazione dei residui di lavorazione dello stabilimento.

L’intervento degli amministatori locali dà la misura di una situazione quantomai delicata, ormai sul filo dell’emergenza.

Uno scenario che neppure la cautela della convocazione ha potuto celare:

«analisi urgente delle problematiche di Eurallumina»,

è il tema all’ordine del giorno.

Gli elementi dell’urgenza ci sono tutti.

A chiudere il cerchio della preoccupazione sulla stabilità del bacino dei fanghi rossi è del resto il recente provvedimento della magistratura, con il sequestro dell’impianto per presunte irregolarità gestionali e per l’inquinamento della falda acquifera.

L’impianto di stoccaggio dei residui della lavorazione della bauxite sta accumulando sia l’acqua piovana e sia le migliaia di metri cubi che provengono dalle falde attraverso l’impianto di pompaggio situato nell’area Enel.

Il processo di evaporazione su cui contava l’Eurallumina per far essiccare i fanghi d’argilla non risponde come dovrebbe.

C’è quindi il rischio che l’acqua inquinata tracimi o, peggio, provochi danni all’ultimo anello di contenimento.

La soluzione del nuovo bacino sembra naufragata con la stessa rapidità con cui è stata resentata la richieta al Ccomune di San Giovanni Suergiu e presto bocciata.

Nessun Comune intende sacrificare decine di ettari per ripetere l’esperienza consolidata in quarant’anni.

In passato Eurallumina, proprio per far leva sulle istituzioni pubbliche, vantava la possibilità di utilizzare i fanghi per bonificare i fiumi russi dall’arsenico, elemento chimico altamente inquinante proveniente dalla lavorazione dell’oro.

Parentesi chiusa, così di riutilizzo e di inertizzazione dei rifiuti della bauxite non si più parlato.

A rilanciare la prospettiva è stata negli anni scorsi la soluzione progettuale, definita “sofisticata”

da molti tecnici, e che venne presentata in forma ufficiale all’ex presidente della giunta regionale Renato Soru e agli assessori del Lavoro Romina Congera e dell’Industria Concetta Rau.

Ed è questa la soluzione che dovrebbe tornare in campo stamane.

Il trattamento, a suo tempo presentato dalla società Wahoo, prevede il riutilizzo dei fanghi inertizzati (700mila tonnellate all’anno in regime di attività dello stabilimento) nella bonifica di siti minerari e anche in alcune destinazioni dell’edilizia.

Nell’Area ad alto rischio di crisi ambientale sono state censite 53 cave (15 in attività) di miniera che complessivamente dispongono di vuoti per quasi 70 milioni di metri cubi, ai quali si aggiungono tanti scavi a cielo aperto: a Sant’Antioco (Nuraghe Feminedda), Portoscuso (Sa schina de mesu, Concali Carboni, Baccoolasta, Baccu ollastru e Guroneddu), Carbonia (S’ortu de Is Braus e Monte Cannas).

Presentando il progetto si parlé di molti vantaggi: innanzitutto verrebbero limitati i danni al territorio, i Comuni sarebbero alleggeriti dall’obbligo di cedere terreni che potrebbero altrimenti destinare a beneficio della comunità, dalle produzioni e vednita dei nuovi materiali si ottiene un reddito.

Diversa la prospettiva, soprattutto nella dimensione dell’affare economico, se si tratta di costruire nuovi bacini senza produrre ricadute occupazionali significative.

Il futuro dell’Eurallumina è quindi in bilico e in larga parte affidato alla sterzata ambientale che i responsabili dell’azienda vorranno e sapranno dare alla politica di riutilizzo dei rifiuti industriali. Finora non sembra ci sia un solo Comune in zona disponibile a mettere a disposizione 150-180 ettari di terreno per ottenere un bacino simile a quello di Sa Foxi le cui pareti rischiano di cedere da un momento all’altro.

 

                     Giampaolo Meloni e Erminio Ariu


Con tag articolo stampa

Per essere informato degli ultimi articoli, iscriviti:
Commenta il post