Sulcis, l'autunno rovente dell'industria
Cresce il numero dei disoccupati, nessuna prospettiva sul futuro
0Non saranno soltanto i sindacati a scendere in campo contro la crisi industriale. Il Sulcis mobiliterà l'intero territorio.Per il Sulcis delle ciminiere in agonia sarà un altro autunno caldo, anzi rovente, all'insegna della mobilitazione, non solo dei lavoratori ma di tutto il territorio.
Cgil, Cisl e Uil sono d'accordo e si stanno già muovendo in questa direzione: troppe vertenze al palo, silenzi indecifrabili, risposte che non arrivano. E troppe famiglie che vivono, anzi sopravvivono, con un assegno di cassa integrazione senza intravedere la fine del calvario. «L'emergenza di oggi si chiama Eurallumina - dice Mario Crò, segretario della Uil - ma anche su tutte le altre vertenze non arrivano segnali, non c'è nulla di nuovo, se non il tempo che passa e che complica ulteriormente le cose. La vertenza-Sulcis si rimette in moto, le istituzioni devono rendersi conto di quanto sia grave la situazione di questo territorio e devono mettere in campo soluzioni adeguate».
EURALLUMINA
Non c'è dubbio che l'emergenza numero uno sia l'Eurallumina, raffineria di allumina in mano ai russi della Rusal, che da marzo 2009 hanno messo in stand-by gli impianti, mandando in cassa integrazione circa 300 dipendenti. Ora c'è un progetto per il rilancio della fabbrica, che passerebbe dalla costruzione di una caldaia a vapore: il vertice decisivo, quello in cui la Rusal dovrebbe dire sì o no, era fissato per il 21 settembre, poi è stato rinviato e ancora non si conosce una nuova data. Da lunedì gli operai, con i colleghi degli appalti, torneranno in piazza «ad oltranza - precisano - non fino a quando arriverà la convocazione, ma fino a quando ci sarà la soluzione».
PORTOVESME SRL
Nel panorama di crisi generalizzata la fabbrica di zinco della Glencore è una mosca bianca: vorrebbe investire circa 300 milioni (tra parco eolico e potenziamento della produzione) ma ancora non può farlo. Manca l'autorizzazione unica che darebbe il via all'eolico e manca la delibera del Cipe con l'okay all'accordo di programma. Altro particolare: a dicembre scade l'accordo bilaterale con l'Enel sulla fornitura di energia elettrica e senza quello non solo gli investimenti verrebbero meno, ma anche la produzione attuale sarebbe a rischio. Dalla società, poi, si aspettano decisioni definitive sulla sorte del ciclo piombo, fermo da più di un anno.
ILA
ino a due anni fa si producevano laminati di alluminio, ora si è nel bel mezzo di una procedura fallimentare e il futuro dei 189 dipendenti in cassa integrazione è a dir poco incerto. Di tanto in tanto circolano voci di imprenditori interessati all'acquisto ma, per il momento, il gioiellino delle seconde lavorazioni a Portovesme è paralizzato.
SICMI
È un'azienda degli appalti, che dopo 30 anni di lavori a Portovesme si è trovata all'improvviso tagliata fuori dai giochi. Risultato: 60 dipendenti in cassa integrazione e, al momento, nessuna prospettiva all'orizzonte.
ROCKWOOL
Fino a un anno e mezzo fa produceva lana di roccia nella zona industriale di Iglesias: di punto in bianco, senza nessuna avvisaglia di crisi, la fabbrica della multinazionale danese ha chiuso per delocalizzare in Croazia. Al Sulcis sono rimasti 200 nuovi disoccupati e uno stabilimento da riconvertire al più presto, oltre alla protesta ad oltranza dei dipendenti sul “Ponte per il lavoro”. A tutte le vertenze in attesa di soluzione devono aggiungersi i numeri drammatici dei lavoratori degli appalti: sono i primi a pagare le conseguenze della crisi, con minori garanzie e coperture rispetto ai dipendenti diretti.
«Su tutte le vertenze registriamo silenzi pesanti da parte del Governo nazionale, oltre che un'azione inefficace da parte della Regione - dice Roberto Puddu, segretario della Cgil - l'obiettivo condiviso è quello di mobilitare tutti i cittadini perché al Sulcis servono risposte, atti concreti per le attività produttive, ma anche sulle bonifiche, la sanità, i trasporti». Sotto accusa ancora una volta la politica e le istituzioni. «Il compito della politica è quello di dare risposte ai bisogni della gente, ma questo non succede - denuncia Fabio Enne, segretario della Cisl - e ormai abbiamo perso la pazienza. Qui nel Sulcis sono più le fabbriche chiuse che quelle attive. Ci sono padri di famiglia in cassa integrazione che neanche percepiscono gli assegni Inps per chissà quali disguidi, sacche di disperazione che non possono essere ignorate perché il disagio non è solo economico, ma anche sociale». Tanti fronti aperti, tante emergenze che si fondono in un unico grande sos: il Sulcis si avvia deciso verso una nuova stagione di protesta.
ANTONELLA PANI