Dipendenti Alcoa occupano lo stabilimento di Portovesme

Pubblicato il da sandro

Per le prossime due settimane non ci sarà il fermo dell'attività nello stabilimento Alcoa di Portovesme. E' quanto prevede un documento votato questa sera, nel corso dell'Assemblea permanente dei lavoratori che hanno occupato la fabbrica che produce alluminio nel Sulcis-Iglesiente, dalla Direzione aziendale e dai Sindacati dei lavoratori. "L'Alcoa - ha spiegato Franco Bardi della Fiom-Cgil - è vincolata per due settimane a non mettere in campo alcuna azione che comprometta l'attività dell'impianto. Avremo un incontro con i sindaci del territorio ai quali chiederemo di poterci unire al loro corteo previsto per giovedì 26 novembre prossimo in piazza Colonna a Roma". 

Negli uffici si trovano anche il questore vicario di Cagliari, Giuseppe Gargiulo, e alcuni funzionari della Digos che hanno confermato che la situazione è sotto controllo e non vi è stata alcuna violenza nei confronti della Direzione aziendale che quando vorrà potrà lasciare lo stabilimento. In un primo momento si era diffusa la notizia di un sequestro da parte degli operai infuriati ma è arrivata la smentita sia dei rappresentanti dei lavoratori che delle forze dell'ordine. Il direttore della fabbrica, Marco Guerrini, e il suo vice Sergio Vittori, non hanno voluto rilasciare dichiarazioni ufficiali ma, al termine dell'assemblea dei lavoratori hanno fatto rientro, accompagnati dalle Forze dell'ordine nei loro uffici, dove la situazione attualmente è tranquilla. Nessun operaio si trova né all'interno né all'esterno degli uffici della Direzione, mentre i vertici dello stabilimento hanno ripreso il loro lavoro. 

La Fiom- Cgil chiede l'intervento del governo - "La Segreteria nazionale della Fiom - afferma il sindacato in una nota sulla situazione dei due stabilimenti italiani del Gruppo e sulla protesta contro i rischi di fermata della produzione - "ritiene che la produzione di alluminio primario nei due siti debba essere salvaguardata, mettendo in campo tutte le iniziative possibili. Alcoa rappresenta l'intera produzione italiana di alluminio e copre il 18% del fabbisogno nazionale. Se tale produzione venisse meno, anche le aziende che svolgono le lavorazioni successive dovrebbero approvvigionarsi all'estero, con un evidente aggravio di costi e con la conseguente messa a rischio di produzioni attualmente svolte nel nostro Paese e, quindi, di altre migliaia di posti di lavoro".

L'annuncio del blocco della produzione - "Alcoa fermerà temporaneamente la produzione nelle sue due fonderie di Fusina e di Portovesme", dove "duemila dipendenti diretti e indiretti sono interessati" aveva dichiarato il gruppo in un comunicato. La sospensione è stata decisa a causa "delle incertezze sulla fornitura di elettricità per i suoi forni di fusione a tariffe competitive e per l'impatto finanziario della decisione della commissione europea".

All'origine una richiesta di rimborso da parte dell'Ue - La decisione di chiudere i due stabilimenti è arrivata dopo che la commissione ha chiesto al produttore di alluminio di rimborsare le sovvenzioni avute dal 2006 sui prezzi dell'elettricità in Italia, sostenendo che si tratta di aiuti pubblici illegali. L'ammontare degli aiuti da rimborsare non è stato divulgato, ma secondo fonti sindacali citati dai media italiani, si eleverebbe a 270 milioni di euro.

Per Bruxelles è aiuto di stato - La produzione di alluminio richiede un forte consumo di energia. Alcoa aveva concluso con il fornitore di elettricità italiano, l'Enel, un contratto che gli assicurava tariffe fisse per una durata di dieci anni, fino al dicembre del 2005. La commissione europea aveva all'epoca autorizzato ciò che aveva assimilato a una "operazione commerciale ordinaria conclusa alle condizioni del mercato".  Dal 2006, Alcoa ha continuato a beneficiare di tariffe privilegiate, ma secondo un diverso dispositivo: continua ad acquistare la sua elettricità dall'Enel, ma è lo Stato italiano che gli rimborsa la differenza con la tariffa storica, ciò che Bruxelles considera come "un aiuto pubblico illegale".

Alcoa si difende e annuncia che farà ricorso - "La tariffe è in vigore da oltre dieci anni in Italia e è stata approvata dalla commissione nel 1995, l'anno in cui Alcoa ha acquistato le infrastrutture" si difende il gruppo, avvertendo che farà appello contro la decisione dell'Ue. "Senza questa tariffa, le due fonderie non sono vitali alle tariffe attuali dell'elettricità in Italia" continua Alcoa. "Il messaggio inviato dalla commissione ai lavoratori e agli investitori è che l'industria pesante non è più una priorità" ha commentato Klaus Kleinfeld, presidente di Alcoa. "Vista la crisi economica, questa decisione è difficile da comprendere.

La denuncia: si perderà la competitività - Dipendenti qualificati e a lungo termine saranno perduti, infrastrutture saranno chiuse, e aziende in Europa non saranno più in grado di rimanere competitive" ha aggiunto, sottolineando che la decisione della commissione "non è basata su una denuncia di concorrenti o di terzi". Alcoa prenderà "immediate misure per migliorare la redditività delle sue operazioni di fusione" ha aggiunto. Il gruppo è presente in Italia da 35 anni con quattro siti nel nord e nel centro del paese così come in Sardegna. Il laminatoio di Fusina "non vedrà le sue attività direttamente colpite" dalla sospensione della produzione nelle fonderie di fusione, precisa Alcoa

 

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