Fw: comunicato dibattito pensioni 25 11 11.doc‏

Pubblicato il da sandro cherenti

La comunicazione, il dibattito politico/mediatico si sta rivelando diametralmente opposto rispetto sia alle effettive strategie, sia alle aspettative e a tutto quello per cui abbiamo lottato contro il Governo Berlusconi Tremonti Bossi.

 

 

Ciò che emerge più di tutto è la pantomima delle dichiarazioni suadenti che però contrastano con il loro contenuto: ciò che di fatto si propone e quello che il governo B voleva fare già nella finanziaria contro la quale abbiamo scioperato il 6 settembre e che la Lega, appunto anche a seguito della forte e pressante mobilitazione delle persone e delle coscienze che abbiamo messo in atto come CGIL, gli ha di fatto impedito.

 

 

I lavoratori e le lavoratrici senza distinzione di appartenenza ci stanno letteralmente sommergendo di sollecitazioni ad interventi più chiari e decisi per prevenire situazioni di non ritorno, avvallorate dalla possibile metamorfosi di parte della politica e dall'eccezione politica e democratica in atto nel Paese.

 

 

In allegato dunque un primo comunicato che fa seguito alle tensioni presenti nei posti di lavoro e peraltro ampiamente rilavabili in ogni forum e social network disponibile in rete.

 

 

                                                                                                  Cordiali saluti

                                                                                                  Roberto Puddu

CONFEDERAZIONE  GENERALE

ITALIANA DEL LAVORO

CAMERA DEL LAVORO

SULCIS IGLESIENTE                                                                                                                                                                                            Carbonia 25 novembre 2011

Il dibattito pubblico sul tema delle pensioni rischia di svilupparsi nella solita modalità italiana: nell’equivoco della diatriba e del posizionamento interno in alcune forze politiche; nell’incoerenza fra il dire e il fare nel contesto attuale e soprattutto fra le politiche ante e post caduta del Governo.

Incoerenza di parte politica che fa il paio con la coerente contraddizione fra il dire e l’agire da parte dell’impresa che, con la solita litania da una parte rivendica ulteriore riforma del sistema previdenziale, e dall’altra opera ogni giorno per espellere dal ciclo produttivo i lavoratori ben prima della soglia dei 60 anni, figuriamoci dei 65 o dei settantenni.

E lo fa con ogni sistema possibile: licenziamenti da ristrutturazioni, delocalizzazioni, cassa integrazione e soprattutto con Mobilità ordinaria, lunga, straordinaria e in deroga e infine, pur di raggiungere l’obiettivo, anche con la subdola forma dell’esodo incentivato per il quale arriva a mettere addirittura a disposizione proprie risorse economiche utili alla contribuzione volontaria.

Ora, per richiamare a coerenza almeno gli attori politici e istituzionali, ci sembra solo il caso di fare pervenire a tutti il sollecito di chi ad oggi ha già pagato di più: i lavoratori, i pensionati, figli e nipoti.

Nella prima uscita pubblica del nuovo Ministro, verso la quale si leggono incomprensibili quanto immotivati commenti entusiastici ed applausi da parte di politici di primo piano, i lavoratori e noi con loro, rilevano il solito andazzo italico della comunicazione.

Da una parte parla di riforma già fatta, di sacrifici da fare ma da non chiedere ai più deboli, a chi ha già dato, ma nello stesso identico momento espone una serie di interventi di accelerazione, di modifiche, di razionalizzazione di privilegi, che invece vanno proprio verso altri e soliti tagli (li chiama risparmi…) alle pensioni nel breve e nel lungo periodo, nello spostamento del traguardo e nell’eliminazione delle pensioni di anzianità come se fosse un principio di equità traguardare tutti indistintamente all’età anagrafica.

Si intervenga giustamente con l’eliminazione dei privilegi, dicendo chiaramente quali, che però, per noi non sono le pensioni di anzianità con le fasce d’età oggi stabilite e soprattutto con i 41 anni e 3 mesi – ridotti fino a 3 anni per i lavori usuranti - oggi previsti per poter riscuotere la ampiamente guadagnata pensione.

Con queste brevi  ma crediamo concrete considerazioni, al Ministro e a tutti gli attori che hanno titolarità decisionale e di confronto, vogliamo che arrivi la voce dal territorio che dice che i lavoratori sono ben attenti, che valutano ora e valuteranno gli estensori e i sostenitori nel merito dei provvedimenti per i quali deve essere chiaro un concetto fondamentale: le casse del sistema previdenziale dei lavoratori dipendenti, peraltro in attivo, non sono e non devono essere viste come il bancomat dal quale attingere per risolvere i problemi finanziari del Paese.

Per il risanamento serve equità VERA, quelle risorse devono essere prese da chi ha decisamente di più, ma ancora di più servono politiche attive per la ripresa e lo sviluppo economico e sociale che deve basarsi sull’art. 1 della nostra Costituzione: il LAVORO.


                                                                       Il Segretario generale

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