Ex Ila, lettera di licenziamento per 166 operai

Pubblicato il da sandro cherenti

In arrivo le prime lettere di licenziamento

        di Antonella Pani

«Licenziato, con decorrenza dal primo gennaio»: la brutta notizia per i dipendenti della Ila è arrivata per posta. Ieri mattina il postino ha recapitato le prime delle 166 lettere di licenziamento destinate a tutti i dipendenti dell'azienda, fallita e chiusa da quasi 3 anni. La comunicazione, che già era nell'aria, è stata inviata dai curatori fallimentari ed ha un sapore ancora più amaro, se possibile, perché solo qualche giorno fa si è dissolta l'ultima speranza di rilanciare la fabbrica. La multinazionale coreana che aveva mostrato interesse si è defilata, come altri imprenditori avevano fatto ancora prima degli asiatici.

LICENZIATI

 È una storia che si è ripetuta diverse volte, durante il calvario della Ila: le aziende, più o meno solide, si affacciano, chiedono informazioni, instaurano contatti e poi basta. Ora è arrivato l'epilogo, il più temuto. Le prime lettere di licenziamento che si sono materializzate ieri raccontano innanzitutto una cosa: neanche l'anno supplementare di cassa integrazione strappato in extremis prima dello scorso Natale è servito a trovare imprenditori veramente intenzionati a scommettere sul rilancio della Ila. «Questa per noi e per tutto il polo industriale di Portovesme è una tristissima giornata - dice Federico Matta, delegato Uil nella Rsa - con il licenziamento viene meno qualunque legame tra noi lavoratori e la fabbrica». Significa che, da quando il licenziamento diventerà esecutivo, chiunque voglia acquistare la ex Ila non ha nessun obbligo di assumere proprio quei lavoratori e alle condizioni precedenti. Un nuovo colpo occupazionale per il Sulcis. 

L'ATTESA 

Avviata la procedura di licenziamento, ci sono 90 giorni di tempo in cui saranno aperti i tavoli con le organizzazioni sindacali. «Le lettere sono un segnale di quanta disperazione si respira in questo territorio - ha commentato Rino Barca, segretario della Fsm-Cisl - un fortissimo campanello d'allarme che deve spronare la Regione e, se necessario, anche il Governo. La riapertura è il primo obiettivo, ma serve il massimo impegno per i lavoratori, con tutti gli strumenti possibili».

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